Il silenzio di Padoan

Abbiamo ridotto le tasse! Oppure no

Ma se davvero, come annunciato dal viceministro dell'Economia Enrico Morando, il governo è già pronto ad un maxi taglio delle tasse per l’intero 2017, tutti i problemi sono stati risolti. L’incontro fra Renzi e il presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker si è dimostrato tanto fruttuoso che il premier ha avuto il via libera da Bruxelles per tutta la flessibilità richiesta, ieri, oggi, domani. A questo punto si tratto solo più di accelerare una cosetta come il percorso di una riduzione strutturale delle tasse di oltre 23,5 miliardi. Del resto, una parte di questo strepitoso processo era già messo in atto. 10 miliardi ci sarebbero stati restituiti con gli 80 euro, 5 dall’ Irap, circa altri 5 tra Tasi, Imu anche per agricoltura e imbullonati e 3,3 di Ires. Adesso si tratta solo più di aggiungere gli ultimi 5 miliardi di interventi tra maxi-ammortamenti e decontribuzione ed ecco che nel 2016, la pressione fiscale è bella che abbattuta. Un capolavoro di Renzi davanti al quale bisognerebbe fare tanto di cappello. Resterebbe solo da risolvere il piccolo problema di capire perché i dati della Cgia di Mestre, dicono invece che la pressione fiscale quest’anno è salita al 50,2%, Ma come è possibile se abbiamo già tagliato più di 18 miliardi! Non vorremmo allora dover constatare la sgradevole situazione per cui il viceministro Morando le spara grosse, mentre il responsabile economico del Pd, Taddei, tiene i piedi per terra. Taddei ha detto che prima di tutto, bisogna vedere gli spazi che ci sono davvero per una riduzione delle tasse di tale entità, cosa che significa che siamo nel campo delle ipotesi e non delle decisioni. E si, perché con una crescita tanto deludente, come si fa ad anticipare un programma di abbattimento delle tasse ambizioso, considerando anche il processo di aggiustamento dei conti verso l'obiettivo di medio termine, quel pareggio di bilancio, che è già slittato due volte. Per cui, o Junker davvero ci ha detto va bene, fate come vi pare, slittate pure una terza volta, tanto oramai l’Europa va a pezzi comunque, vedi il voto in Irlanda, oppure, il governo italiano punta solo a recuperare qualche consenso alle amministrative, con un tattica elettoralistica degna di un governo democristiano giunto alla frutta. Cosa facile da credere assistendo al silenzio imperscrutabile dell’unico che dovrebbe parlare, il ministro Padoan.

Roma, 29 febbraio 2016